Itinerari Archeologici consigliati 

Provincia di Agrigento

AGRIGENTO

Fu fondata dai greci nel IV sec. a.C., la città conobbe la democrazia in tempi a noi lontanissimi, grandi splendori e diede i natali a uomini illustri fra cui Empedocle, filosofo, poeta, "mago"... Poi conobbe la conquista dei Cartaginesi e dopo quella romana dal 210 a.C. Sotto la dominazione araba la città fu strutturata in fortezza chiamandola Gergent (da cui la denominazione Girgenti conservata fino al 1928). Sotto Federico II ebbe un altro periodo di rifioritura, che la costituì in libero comune. Oggi, di quella città restano una grande quantità di testimonianze ed un tempio, quello detto della Concordia quasi intatto.. La Valle occupa un altipiano roccioso a ridosso della città, e i suoi templi sono allineati uno dopo l'altro per un percorso di circa 2 Km. Essi sono databili prevalentemente al sec. V a.C. Così ecco il tempio di Giunone, della Concordia, di Ercole, e quello mastodontico di Giove di cui restano i grandiosi avanzi. Nella valle è possibile ammirare pure una bella necropoli paleocristiana e un quartiere ellenistico-romano pieno di abitazioni e di mosaici. Fanno da sfondo i mandorli che in febbraio quando sono in fiore rendono tutto molto più suggestivo.

BURGIO

Già nel 1400 a Burgio si sfruttavano le cave di creta e l'uso della terracotta era per lo più orientato  verso i laterizi ed il materiale da costruzione. Si costruivano tegole, mattoni stagnati,vasi.

Recenti rinvenimenti di manufatti artistici in terracotta nel territorio di Burgio ha spinto gli studiosi ad ipotizzare una significativa produzione già nel 1500. E', in particolare, Antonello Governale a sostenere che i frammenti fittili ritrovati siano testimonianza di una importante produzione di materiale smaltato di una certa qualità nel periodo precedente al XVI secolo. I reperti, molti dei quali provengono da collezioni private inedite, testimoniano la scelta iniziale di colori fondamentali (blu cobalto, giallo ferraccia, verde ramina, bianco stannifero) per ornare i manufatti disegnando ornati vegetali e, talora, ritratti maschili o femminili di profilo.  Questi, e in particolari i manufatti fittili (cioè di terracotta), venivano esportati nei centri vicini.

E' possibile ipotizzare che la produzione della maiolica a Burgio fosse presente già prima del XVI secolo e che il trasferimento successivo dei figuli di Caltagirone a Burgio diede semplicemente slancio all'attività antica. Le influenze, quindi, furono reciproche e numerosi divennero gli scambi anche con operatori di Sciacca, Palermo e zone del genovese.

I manufatti più richiesti erano le quartare, colorite dello stagno di Burgio, uniche in tutta la Sicilia.

 

                             CALTABELLOTTA

Abbarbicata come un nido di rondini sui pendii di una montagna, di fronte ad un incantevole paesaggio, circondata da strapiombi eprofonde gole, Caltabellotta offre un ambiente di soggiorno di alta montagna fra i più ameni della Sicilia.
Sito antichissimo, Caltabellotta conserva un originale aspetto urbanistico caratterizzato da minute e raffinate case affastellate l'una accanto e sull'altra ed impreziosite da eleganti portalini e vetusti balconi; da un aggrovigliato ordito di stradine dai lisci basolati; da scoscesi vicoli a gradinate che collegano gli isolati; da archi che avvolgono sottopassaggi dove gli      odori del presente si confondono con gli antichi colori della storia.

Città presepe tutto l'anno, a Natale Caltabellotta è ancora più affascinante. Partendo dallo spazio architettonico e dai valori della tradizione, montagna e cielo si incontrano con le opere dell'uomo impregnando il paesaggio di un'atmosfera quasi surreale, conducendoci nella notte, sotto le stelle, a riscoprire lungo l'itinerario di una natura ricostruita e dal nulla costruita, la memoria di un tempo e di uno spazio che si dilatano e manifestano nei giochi simbolici di oggetti e gesti radicati da sempre e per sempre nella storia profonda di ognuno di noi

ERACLEA MINOA  

                                         

La fondazione della città che si trova a Capobianco fra Agrigento e Sciacca, va attribuita secondo la leggenda a Minosse e ai suoi compagni, Probabilmente fu fondata da esuli di Selinunte, almeno secondo lo storico greco Erodoto.
La città diventò presto confine fra Agrigento e i cartaginesi, ambiziosi contendenti della supremazia territoriale e marittima di quei luoghi e nel 313 a.C. cadde sotto il potere punico. La città passò di mano più volte ma resto comunque sotto Cartagine di cui divenne un'importante base militare. Sotto la conquista romana la città andò declinando sempre più fino ad essere dimenticata.
Il suggestivo sito archeologico, posto a monte di Capobianco da cui si può ammirare il litorale sottostante, conserva un'interessante teatro con la cavea rivolta verso il mare dove un tentativo discutibile di conservazione mediante plexiglass ha accelerato il degrado del tempo. Di fronte al teatro si estende l'Agorà con gli edifici pubblici ed abitazioni, in alcune delle quali è ancora possibile ammirare il colore degli intonaci originali.

S. ANGELO MUXARO  

Il paese sIl paese si trova in cima ad una suggestiva e solitaria collina gessosa dominante la media valle del fiume Platani. Insieme al monte Castello e al pizzo Dell'Aquila, costituiva un sito pressoché inaccessibile che viene identificato da molti studiosi con la mitica Kamikos. Secondo la leggenda la cittadella, fu costruita per il re sicano Kokalos da Dedalo, fuggito da Creta dove era prigioniero di Minosse.Sul colle, su cui sorge l'odierno abitato, è scavata una vasta necropoli a grotticelle, con tombe che risalgono anche al IX sec.a.C.; alcuni dei moltissimi reperti si possono ammirare nei musei di Siracusa ed Agrigento; Al British Museum di Londra sono esposti un anello d'oro del peso di gr. 32,50 raffigurante una vacca che allatta un vitellino ed una coppa aurea con fregio di toro. Nella Grotta Ruffo sono stati trovati vasi, anelli d'oro, fibule, coltellini, fruttiere ed altri oggetti di produzione fenicio-cipriota e indigena, databili dal VIII al V sec. a.C. e un'altra grotta di particolare interesse, sita nella zona collinare superiore, è quella di Sant'Angelo o Tomba del Principe, affine alle tholos micenee, formata da una grande camera circolare con volta a cupola e annessa camera sepolcrale. La grotta sicana divenne, nel tempo, chiesa bizantina, casa di prostituzione e covo di briganti; secondo una leggenda, alla fine, vi si stabilì S. Angelo, l'uccisore del drago.

SCIACCA

Tutta bianca ed adagiata sul fianco del monte Kronio, a picco sul mare. Sciacca ha un aspetto arabeggiante. E un'importante stazione termale ed il porto, utilizzato soprattutto da pescherecci, è caratterizzato da case colorate. A Sciacca è notevole la produzione di maioliche che si possono ammirare ed acquistare nelle numerose botteghe artigiane.

 

Il nome Sciacca deriva dall'arabo As-saqah che significa " fessura " e che si riferisce alle caverne presenti nel vicino Monte Kronion. In esse vi sono delle esalazioni di aria calda oggi utilizzate per scopi termali. La cittadina già esistente nel periodo romano fu da essi definita " Thermae Selinuntinae " che significa Terme di Selinunte per la vicinanza con l'omonimo centro

Belli da visitare sono il Duomo di Maria Maddalena ricco di opere rinascimentali, la Chiesa di S. Margherita con uno splendido portale gotico, la Chiesa di S. Maria del GigliO (1565), la Chiesa di S. Maria dell'Itria annessa alla Badia Grande entrambe (1776). Fra le strutture urbane citiamo il Castello dei Luna del XIV secolo e il famoso Steripinto singolare palazzo di stile gotico del1500.

Importante è anche il Carnevale di Sciacca, manifestazione che raccoglie ogni anno migliaia di visitatori da tutta l'isola e anche dal resto d'Italia. Numerosissimi carri allegorici di imponenti dimensioni sfilano per giorni atraverso la città, accompagnati dalla musica di bande cittadine e majorettes. Dai carri vengono lanciati sulla folla dolci e caramelle, in una atmosfera gioiosa e coinvolgente

 

Provincia di Trapani

 

Trapani : porto

 CAVE DI CUSA

Cave di Cusa

In questo cantiere a cielo aperto, immerso fra gli ulivi, a pochi chilometri da Campobello di Mazara si estraeva la roccia calcarea che veniva modellata per la realizzazione delle colonne necessarie alla costruzione dei templi di Selinunte. I grandi blocchi di colossali colonne, abbandonate durante la lavorazione fanno pensare ad un improvviso abbandono del lavoro per un fulmineo allarme. È consigliabile una visita sia per l'estremo interesse del sito, sia per la suggestione dei luoghi. 

GROTTA DEL GENOVESE - LEVANZO -

    

Grotta preistorica di immenso valore scientifico e culturale scoperta casualmente nel 1949 da una pittrice toscana. Si tratta di una grande caverna preceduta da un'antegrotta, dopo la quale, per accedervi, bisogna attraversare un corridoio naturale basso e umido. All'interno della grotta lungo le pareti si ammirano i rari e preziosi dipinti e graffiti preistorici raffiguranti scene di caccia e di pesca, figure umane e di animali, cervi, bovidi, equidi e tonni. Le pitture e i graffiti risalgono a periodi e a civiltà diverse e testimoniano la presenza dell'uomo sull'isola risalente a più di diecimila anni fa.

MARSALA

L'antica Lilibeo fu fondata da coloni fenici o punici nel 397 a.C. dopo la distruzione di Mozia da parte del tiranno siracusano Dionisio. Nel241 a.C. dopo la battaglia navale delle Egadi vinta dai Romani, passò sotto il loro dominio. Anche per Roma la città costituì un baluardo difensivo e una potente base navale, tanto che da qui prese il largo Scipione l'Africano verso la vittoria su Cartagine nel 204 a.C.. Godette di prosperità tanto da essere definita "civitas splendidissima" fino alla devastazione da parte dei Vandali di Genserico. Di notevole importanza le necropoli con le tombe puniche scavate nella roccia, la cinta muraria, e, nell'area di Capo Boeo, un piccolo impianto termale con mosaici policromi. Fra i tesori da segnalare, il museo della "Nave Punica", scoperta nei fondali antistanti la costa, unico esempio esistente al mondo di nave punica quasi integralmente ricostruita. 

 

MOZIA

       

La piccola isola si trova nel bacino lagunare detto "lo Stagnone", al largo delle coste marsalesi. Fondata dai Fenici, nel VII sec. a.C., fu "un frammento d'oriente gettato nelle acque di Sicilia". Divenuta centro di fruttuosi scambi con le coste africane e orientali, fu sottoposta a diverse guerre fino al IV sec. allorché fu conquistata e distrutta dal tiranno siracusano Dionisio. Ma il fascino dell'isola è rimasto immutato fino ai nostri giorni. Passeggiare per i sentieri che la percorrono significa un viaggio a ritroso nel tempo, immersi nel silenzio delle sue "acque basse". Da vedere il "Cothon", cioè il bacino dove attraccavano le navi mercantili, i ruderi del santuario, la cinta muraria, la casa dei mosaici e delle anfore. Emozionante il "Tophet", dove venivano sacrificati agli dei i bambini. Meraviglia assoluta da non perdere il cosiddetto "Giovanetto con la tunica", statua di marmo conservata nel piccolo museo Withaker considerata da alcuni critici più bella degli stessi "Bronzi di Riace".

                  SEGESTA

                                  

Fondata dagli Elimi, la cui origine è tuttora ignota, a poca distanza dall'attuale paese di Calatafimi, ebbe una storia condizionata dalla politica che era subordinata alla lotta contro Selinunte. Così fu coinvolta in frequenti mutamenti di alleanze. Prima con Atene, dopo con Cartagine che causò un intervento violento del tiranno di Siracusa Dionisio nel 397 a.C.. durante la prima guerra punica si alleò con Roma appellandosi alla comune origine troiana in base alla leggenda di Enea. Città latina al tempo di Augusto conobbe la sua fine ad opera dei Vandali. L'area archeologica comprende uno dei simboli dell'architettura classica più noti nel mondo: il tempio dorico del V sec. A.C., dotato di un peristilio di 6 colonne per 14 con l'eccezionale caratteristica delle colonne lisce; questo monumento con i suoi colori e le sue forme eleganti, si inserisce perfettamente nel contesto ambientale circostante con un effetto scenografico molto suggestivo. Un altro importante monumento è il teatro databile al III sec. a.C. costruito entro lo spazio cittadino con venti gradinate suddivise in sette cunei. Il teatro è rivolto verso la costa e la sua ambientazione panoramica è di grande efficacia. 

SELINUNTE

          

Situata in provincia di Trapani, a pochi Km. da Castelvetrano, con i suoi 270 ettari, è uno dei parchi archeologici più estesi del mondo. Fondata nel VII sec. a.C. Sub-colonia di Megara Hyblea, fu creata allo scopo di sottolineare i legami tra le colonie greche in Sicilia e le città madri per assicurare nuovi spazi per il commercio dei prodotti artigianali, soprattutto della ceramica. Avamposto della cultura greca, Selinunte maturò una cultura di confine, ostacolando la dilagante supremazia punica nella zona. Nel 392 a.C. fu conquistata dai Cartaginesi, che nei secoli successivi ripeterono la distruzione al fine di evitare la conquista romana della città. Sotto Roma la sua storia divenne anonima. Famosissimi i suoi templi: il tempio G (V sec.), probabilmente il più grande dell'antichità che subì la distruzione dei Cartaginesi quando ancora non era finito; il tempio E in perfetto stile Dorico e gli altri templi attraverso cui si può seguire l'evoluzione di questo stile architettonico. Importante da visitare l'acropoli, che domina dall'alto la vallata, ricca di resti di edifici pubblici con l'Agorà e le botteghe artigiane. 

   Itinerari Naturalistici consigliati

Provincia di Agrigento

ERACLEA MINOA - FIUME PLATANI

   

Sulla vetta del Capo Bianco, tra le candide rocce che risplendono di minuscoli cristalli di gesso, si trovano le rovine greche di Eraclea Minoa, antica colonia selinuntina del VI sec. a.C.. Eraclea è facilmente raggiungibile dalla S.S. 115 svoltando a destra, 12 km dopo Ribera in direzione di Agrigento. Proprio sotto l'ingresso della zona archeologica, abitata da chiassosi stormi di taccole e storni neri, si trova una stradella chiusa alle auto che, dopo circa un chilometro, porta ad un sentiero che scende lungo il versante occidentale del Capo Bianco sino alla immensa spiaggia dove sfocia il fiume Platani. La Riserva Naturale Orientata "Foce del fiume Platani" è uno dei pochi ambienti fluviali siciliani che mantiene il suo aspetto originario. L'area è attualmente gestita dalla Azienda Foreste Demaniali che ha creato, attorno alle anse del fiume, una zona a fitto rimboschimento con pini, acacie ed eucalipti (il complesso di Borgo Bonsignore), attualmente in via di riconversione verso l'originaria macchia mediterranea.
  

TORRE SALSA

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Foto di Antonio Vanadia

A circa 15 km da Agrigento, subito dopo il Capo Siculiana, all'estremità orientale dell'interminabile spiaggia che affianca ad est il promontorio gessoso di Capo Bianco, sorge la riserva naturale di Torre Salsa. Questo tratto di costa ormai salvo dalle minacce di speculazione edilizia grazie agli sforzi delle associazioni ambientaliste, costituisce una zona naturalisticamente unica. L'alternarsi di diversi habitat, costa sabbiosa, dune, zona lacustre e macchia mediterranea, consente l'abbondante presenza di diversi animali: volpi, ricci, donnole, conigli selvatici, falchi e poiane nella zona più interna; uccelli acquatici e di ripa nella fascia costiera. Gli oltre 6 km di spiaggia che da Capo Bianco si estendono sino a Siculiana Marina forse sono ancora uno dei pochi luoghi di riproduzione della sempre più rara tartaruga marina (Caretta Caretta). Il litorale, nella sua parte centrale, è interrotto dalla foce del piccolo fiume Salso (da cui il nome della riserva), che dopo circa 3 km di dune coperte da una vegetazione xerofila e da una fitta macchia, dà origine ad un piccolo acquitrino, fonte di nutrimento per molti uccelli limicoli.
Lo splendido mare cristallino, dai fondali dolcemente degradanti e dalle acque fredde e ricche di pesce del canale di Sicilia, fa di questo luogo uno dei pochi lembi di natura incontaminata della Sicilia
                                                                               SCALA DEI TURCHI

              

Nei pressi di Realmonte, località balneare alle porte di Agrigento, si trova la bellissima "Scala dei Turchi", una singolarità naturalistica dovuta alla azione erosiva del mare che ha dolcemente scavato una alta scarpata rocciosa che si erge da una spiaggia dai fondali bassissimi, uno spettacolare susseguirsi di "gradini naturali" di candida roccia gessosa magistralmente modellata dalla natura.                                                                         

  MONTE SAN CALOGERO

                          

L'imponente mole del monte San Calogero (anticamente detto Kronion) che si leva isolato di fronte al canale di Sicilia, domina Sciacca. Alto 386 metri s.l.m., deve la sua fama alla presenza delle "stufe vaporose", suggestive grotte naturali con particolari manifestazioni geotermiche sfruttate sin dall'antichità per il potere benefico dei loro vapori termali. Ai piedi del monte, è interessante visitare il curiosissimo Giardino o "Castello incantato" di Filippo Bentivegna.


                                                                        MACCALUBE DI ARAGONA

Le Maccalube di Aragona, sono state di recente dichiarate riserva naturale per la presenza di un particolare fenomeno geologico. Disseminati ovunque nel terreno, si notano un'infinità di piccoli conetti di argilla (le Maccalube) dai quali fuoriesce una miscela fangosa di gas metano ed acqua salmastra. Manifestazione esterna di alcune sorgenti idro argillose, questi vulcanelli, il cui nome deriva dall'arabo "maqlùb", cioè sconvolgimento della terra, compaiono e scompaiono di continuo dal suolo variando in numero e dimensioni e attribuendo al paesaggio un aspetto quasi lunare.

 

Provincia Trapani

MONTE COFANO 

           

 

  Questo magnifico promontorio presenta svariati aspetti per cui è da considerare un'oasi naturalistica di notevole interesse: la ricca flora composta da circa 325 specie, molte delle quali endemiche o rare; un complesso di piante rupestri; le integre formazioni a Palma nana che rivestono le pendici del rilievo; la presenza di diversi falconiformi, ormai rari nel resto dell'isola, e di interessanti specie di uccelli marini; la natura aspra e selvaggia.

RISERVA DELLO ZINGARO

 

                                 

Il tratto costiero dello Zingaro è una delle perle più preziose dell'intera isola. E' costituita da un insieme di ambienti che alla spettacolarità paesaggistica aggiungono un rilevante interesse biologico, presentando alcune nicchie ecologiche uniche in Sicilia. Prima riserva naturale costituita in Sicilia, nei 7 Km. di costa offre non solo un ambiente di rilevante interesse vegetazionale, per la presenza di piante rare ed endemiche, ma anche faunistico, visto che la presenza di nicchie ecologiche molto varie consente una notevole diversità. Da segnalare la grandiosa Grotta dell'Uzzo, cavità di 50 m. di apertura e di profondità e 45 m.. di altezza, in cui ha avuto sede uno dei primi insediamenti preistorici siciliani La riserva è visitabile a piedi, non esistendo al suo interno strade carrabili.

BOSCO DI ALCAMO

La riserva è situata nelle vicinanze della città di Alcamo, sul monte Bonifato, coperto da una vasta zona boscata in cui si incontrano lembi di un'antichissima sughereta autoctona andata progressivamente perduta, che va dai 340 a 825 m. s.l.m. Nella parte più alta del monte si trovano i resti del castello trecentesco dei Ventimiglia, e la chiesetta della Madonna dell'Alto, costruita nel '600. Il Bosco d'Alcamo, visitabile a piedi, è caratterizzato da specie arbustive di macchia mediterranea: Pino domestico, Palma nana, Sommacco siciliano, Lentisco, Conici, Carrubbo, Albero di Guida, Noce. Vanno a costituire il sottobosco, tra le altre specie, il Prugnolo, il Rovo, il Cisto, la Salsapariglia. Dal punto di vista faunistico, l'area, grazie alla protezione di cui gode, presenta una ricca fauna stanziale, come alcune specie di falconiformi.

GROTTA DI SANTA NINFA

       

La riserva Naturale Integrale "Grotta di Santa Ninfa", è stata istituita nel 1996 per la protezione e la valorizzazione di un suggestivo ambiente carsico, di elevato interesse speleologico, geomorfologico e naturalistico. L'area della riserva, ricadente nei territori comunali di Santa Ninfa e di Gibellina, in provincia di Trapani, si trova su un altopiano di natura gessosa, caratterizzato dalla presenza di numerose cavità sotterranee. La riserva naturale comprende la grotta di maggiore estensione ed interesse e parte del suo bacino di alimentazione, esteso per circa 150 ettari e denominato Biviere. La grotta è caratterizzata da splendide concrezioni, come cortine, stalattiti, infiorescenze parietali, pisoliti (perle di grotta). L'elevato valore naturalistico della grotta di Santa Ninfa è legato inoltre alla presenza di una interessante fauna cavernicola, adattata a vivere in assenza di luce e in ambienti con elevato tasso di umidità. L'area del Biviere è caratterizzata dalle fioriture dell'euforbia arborea, del timo e delle orchidee selvatiche; nei valloni è presente una rigogliosa vegetazione ripariale, di grande interesse per l'elevata diversità della flora. Sono state ritrovate inoltre diverse specie endemiche, caratteristiche dei substrati gessosi. La fauna comprende il riccio, l'endemico toporagno di Sicilia, il coniglio, l'istrice, la donnola, la volpe. Fra gli uccelli sono ben rappresentati la poiana e il piccolo gheppio, caratteristico per la posizione a "spirito santo" assunta durante la caccia, l'usignolo, la ghiandaia. E' di grande interesse fra gli anfibi la presenza del discoglosso, simile ad una rana e vivente solo nel Mediterraneo occidentale. Nell'area di riserva è inoltre presente una necropoli di origine protostorica, costituita da una trentina di nicchie scavate nei gessi di Monte Finestrelle, testimonianza della fiorente civiltà degli Elimi che dominava l'intero comprensorio. Nelle vicinanze dell'area protetta si trova il Castello di Rampinzeri, antico feudo risalente al 1600, in cui è possibile ammirare l'antico frantoio e i resti di una cappella in stile neogotico.

FOCE DEL FIUME BELICE

                      

Costituisce un ampio anfiteatro naturale ricco di flora endemica. Le dune, continuamente modificate dai capricci dei venti, nonostante le difficili condizioni ambientali subtropicali, sono colonizzate da una vegetazione varia come le erbe striscianti, capaci di riemergere dalla sabbia; il superbo, raro e profumato giglio marino, il papavero cornuto; le esili tamerici e le spettacolari acacie. Intorno alla foce e lungo le sponde del fiume attecchisce una tipica vegetazione palustre a canne, carici e tifacee e vi sostino diverse specie di animali come aironi cinerini, martin pescatori, ramarri e qui vengono a deporre le loro uova le tartarughe marine.
Il tratto di litorale tra Marsala e Mazara del Vallo è connotato da due tipici ambienti naturali, che contrastano fortemente con le zone limitrofe, nelle quali la presenza dell'uomo è avvertibile per le estese coltivazione a vigneti. Le sciare del mazarese sono aride distese simili al "serir", il deserto sassoso del Nordafrica, popolate da due rettili endemici della Sicilia, il gongolo e la lucertola wagleriana e da uccelli tipici. Tuttavia è un paesaggio pieno di fascino con le sue coste aspre, scolpite e levigate, colpite dai marosi del Mar d'Africa dalle mille tonalità di blu e verde. Le paludi di Capo Feto sono tra le poche rimaste in Sicilia, importanti soprattutto dal punto di vista faunistico, visto i grandi stormi di uccelli migratori che in esse trovano ristoro durante i loro estenuanti viaggi.

LAGO PREOLA E GORGHI TONDI

Sono dei piccoli laghetti incastonati in un'ampia vallata verdeggiante dando vita ad un'improbabile oasi fresca in un paesaggio generalmente aspro e arido. La loro importanza naturalistica riguarda sia l'aspetto vegetale, per la presenza di una fitta e ricca vegetazione a macchia mediterranea, sia l'aspetto faunistico, in quanto l'ornitofauna, stanziale e migratoria, richiamata da quest'oasi in un paesaggio pressoché desertico, è notevole, con aironi, nibbi reali e bruni, falchi di palude. Tra gli altri animali possiamo incontrare il ramarro e la testuggine palustre.

  ISOLE EGADI 

                      

Piccolo arcipelago formato dalle isole Favignana, Levanzo e Marittimo, di fronte al porto di Trapani, immerse in un ambiente incontaminato.
Favignana: La maggiore delle isole, venne chiamata dai Greci Aegusa ma in epoca medioevale prese il nome dal vento Favonio. Nel 241 a.C., nelle sue acque, si combatté la terribile Battaglia delle Egadi a.C., fra Romani e Cartaginesi. Il tufo, la pesca e l'agricoltura sono state le più importanti risorse economiche dell'isola. Il tufo favignanese, esportato in tutta la Sicilia e nel Nord-Africa, ed utilizzato per le costruzioni ha contribuito a rendere il paesaggio estremamente singolare ed originale. Anche la pesca, soprattutto del tonno ha segnato la vita dell'isola; ancora oggi, a Maggio, i tonnaroti guidati dal Rais escono in mare per l'antico rito della "mattanza". La Tonnara Florio, splendido esempio di archeologia industriale, che domina il porto di Favignana, testimonia l'importanza, per l'isola, della pesca e dalla successiva lavorazione del tonno. Da visitare sono le grotte con graffiti preistorici e incisioni del periodo punico, i resti di antiche tombe puniche e romane in zona di San Nicola; il Forte di Santa Caterina, edificato da Ruggero II il Normanno nel XII sec., sulla sommità del Monte Santa Caterina. Molto bello è il Palazzo Florio, il simbolo dell'isola, costruito nel 1876. Da non perdere sono poi le splendide calette, le spiagge, i piccoli isolotti del Prevedo.
Levanzo: Di fronte alla costa settentrionale di Favignana, sorge Levanzo, la più piccola delle isole. Levanzo è un'isola speciale, qui la vita scorre con ritmi profondamente diversi da quelli della terraferma; bisogna amare la natura, le persone, essere disposte a condividere le cose quotidiane. Il mare cristallino con i fondali ricchissimi di flora e di fauna, conserva ancora numerosi reperti archeologici risalenti alle battaglie puniche ed al periodo romano. Da visitare, oltre le calette ed i faraglioni, la famosa Grotta del Genovese, grotta preistorica di immenso valore scientifico e culturale nella quale si possono ammirare rari e preziosi dipinti e graffiti preistorici raffiguranti scene di caccia e di pesca, figure umane e di animali, risalenti a periodi e civiltà diverse che testimoniano la presenza dell'uomo sull'isola a più di 10000 anni fa.
Marettimo: la più lontana e la più selvaggia delle Egadi, venne chiamata dai Greci Hiera, isola sacra. Anche Marettimo, come le altre isole, è ricca di stupende spiagge, cale, grotte. Da visitare il Castello, costruito dagli spagnoli nel XVII secolo e le Case Romane, dove si trovano i resti di una costruzione romana ed un piccolo tempio risalenti, probabilmente, ai primi secoli dell'era cristiana.

SALINE DI TRAPANI

 

Le saline sotto Erice appaiono come un'immensa scacchiera cui il tramonto conferisce prodigiose colorazioni: dal porpora al rubino, dal vermiglio al blu intenso. Il paesaggio è caratterizzato dalla presenza di mulini a vento, affascinanti resti di un passato archeologico industriale. Anche qui la natura si manifesta in tutto il suo splendore specialmente in primavera quando gli argini delle saline si rivestono di un'inaspettata fioritura di margherite, violaciocche, silene, viperine oltre ad altre specie vegetali tipiche degli ambienti alofili.
Le saline sono anche molto importanti dal punto di vista faunistico, essendo luogo di sosta e di nidificazione di numerose specie di uccelli anche molto rari come la damigella di Numidia, una gru africana, e il pulcinella di mare, dal piumaggio variopinto.

 

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